Gli abitanti di Resia l’hanno sempre sostenuto: «Noi non siamo friulani, non siamo sloveni, non siamo russi, noi siamo resiani.».Una convinzione che ora è suffragata anche dalla scienza, e più nello specifico, dalla genetica. Dalla mappatura genetica del Friuli Vg, infatti, emerge con chiarezza l’unicità della popolazione resiana. |
Non solo non ci sono corrispondenze con le altre comunità della regione, ma fino ad ora non è stata individuata alcuna corrispondenza nemmeno con altre popolazioni europee ed extraeuropee. Gli incroci dei dati genetici raccolti dagli istituti di tutto il mondo proseguono, ma Resia continua a restare una comunità a sé stante. L’annuncio è stato dato ieri mattina nel municipio di Resia dai ricercatori del Servizio di genetica medica dell’Irccs “Burlo Garofolo” di Trieste, coordinati da Paolo Gasparini, al lavoro da alcuni anni per la definizione del Parco genetico del Friuli Vg. A documentare lo stato eccezionale di Resia è la mappa genetica utilizzata per definire l’origine del popolo resiano e delle altre comunità coinvolte nel progetto: Sauris, Illegio, Clauzetto, Erto-Casso e San Martino del Carso. Due le realtà che, a sorpresa, spiccano osservando la mappa: sono quelle di Illegio e di Resia, che si discostano nettamente dalle altre comunità. Ma se per Illegio pare già essere stata trovata un’origine corrispondente con alcune popolazioni dell’Europa del sud, per Resia questo riscontro ancora non c’è. «Resia – ha affermato Paolo Gasparini – è geneticamente distante rispetto alle altre comunità». E’ in corso l’incrocio dei dati dei resiani con quelli delle altre popolazioni del mondo, con l’obiettivo di trovare delle affinità genetiche e quindi di stabilirne la provenienza. Un lavoro che i ricercatori sperano di concretizzare entro l’11 maggio, quando il progetto sarà presentato ufficialmente a Trieste. Due le spiegazioni fornite dai ricercatori per questa unicità di Resia: la prima dovuta al suo forte stato di isolamento prolungato nei secoli, la seconda ad una probabile sovrapposizione tra due popolazioni diverse, una conquistatrice, l’altra conquistata, così da creare condizioni genetiche uniche. «Non abbiamo grossi legami con le popolazioni contermini, friulane, tedesche o slovene che siano – ha commentato il sindaco di Resia, Sergio Chinese –. Se prima c’erano dubbi nell’affermazione di questa tesi, in quanto fondata solo su raffronti di tipo linguistico, oggi, a nostro favore, c’è anche la genetica. Resia è un’entità unica a livello europeo – ha aggiunto – e questo rende merito a tutti coloro che in questi anni si sono battuti per affermare la resianità».oggi sul messaggero veneto.. |
http://adrgegenreformationheute.blogspot.com/2010/08/divide-et-impera-counter-reformation.html
RispondiEliminaTuesday, August 17, 2010
The DIVIDE ET IMPERA Counter Reformation Intermarium project passes through Rezija valley
".....The municipality of Rezija valley, a valley between Primorje and Friuli, where the inhabitants speak a sort of Slovenian dialect, asked to retreat from the law of protection of the Slovenian comunity living inside the Italian state because the genetic analysis would demonstrate their difference respect the Slovenians.
Basing on such scheme, the first "nation" that should explode in thousands of ethnic pieces is just the Italian "nation".
It is obvious that the city of Trieste should immediately ask to be considered if not half Slovenian city, at least with an autonomous independent soverign statute, and not submitted to the Italian parliament sited in Rome......"
Per inciso, l’origine degli abitanti della Val di Resia è dibattuta: esiste la leggenda di una loro migrazione dalla Russia, ma sia Jan Baudoin de Courtenay che Don Stefano Valente, di origine resina, la respinsero su basi linguistiche. Quest’ultimo nel 1868 affermò che il resiano è un dialetto dello Slavo Cragnolino e Carinziano. Insostenibile è dunque l’omologazione tra Resia e Russia in virtù di una vaga assonanza dei due termini. Il toponimo è attestato in epoca remota e nell’anno 1240 la grafia era Rexia (pronunciata come in Venexia). C’è chi fa derivare il toponimo dalla base romanza di ràsega (segheria) che G.B. Pellegrini suggerisce per il Passo di Resia, ma nel Medioevo i tronchi erano squadrati con l’accetta, che era uno strumento molto
RispondiEliminapiù importante della sega. Invece è evidente la relazione di Rézija con la dea Reitia, che vale allo stesso modo per il passo di Resia e per l’antica Retia. È dunque ora di valutare “scientificamente” la possibile identità dei Resiani come una “sacca” venetica arcaica rimasta isolata, la cui lingua assume risalto per l’interpretazione delle iscrizioni venetiche antiche.
Tratto dal libro: La dea veneta. I Venti antichi dal Baltico alla Bretagna (Edizione Cierre 2009, pag. 153) di Piero Favero